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Mercato del Lavoro e flessibilità che cambia: proposte al Ministro Fornero



Ora, il problema più stringente è adottare provvedimenti per la crescita e lo sviluppo ispirandosi ai valori dell’equità. Evidenziamo, in tal senso, che le dichiarazioni e l’attività del Ministro Fornero in materia di riforme hanno messo al centro del dibattito, oltre alle pensioni, il tema del lavoro e della flessibilità, e stanno animando il confronto con le Parti Sociali. La stagione delle riforme del mercato del lavoro è quindi nel pieno dell’attività e registra un apprezzabile e moderato confronto delle principali componenti sociali con il dicastero del lavoro sui temi delicati dell’articolo 18, della flessibilità di impiego, dell’apprendistato, della contrattazione di secondo livello, della semplificazione dei contratti a termine.

Il problema centrale è la capacità dell’impresa di mantenere il proprio mercato: l’esposizione ai venti della crisi - dichiara Roberto Nicoletti, Vice Presidente di CIFA Italia - non può costringere gli imprenditori a mantenere il fattore lavoro costante, e questa è una severa regola dell’economia reale, oggi diventata globale. Gli strumenti che regolano il rapporto di lavoro, in Italia, non permettono meccanismi di compensazione e di flessibilità che si osservano in altri contesti, che in questo momento hanno migliori risultati dell’Italia perché adottano regole che non ingessano la reale dinamica economica. Quando il governo attuale - con grande favore delle componenti datoriali più rappresentative - si affretta ad affermare che non devono esistere tabù nell’affrontare il tema delle riforme del mercato del lavoro, incontra anche il nostro favore.

La crescita, lo sviluppo e l’occupazione in Italia - continua Nicoletti - saranno agevolate da una riforma del lavoro in grado di valorizzare e sostenere l’apprendistato, perché permette ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro per formarsi al lavoro e per qualificare il proprio capitale di competenze. Una gestione flessibile dei rapporti di lavoro tra datore e lavoratore, potrà essere resa possibile solo semplificando le opzioni di contratti a termine, ed in questa fase storica di crisi economica generalizzata, proporrei di sperimentare il “congelamento” per due o tre anni dell’articolo 18, e di premiare contestualmente la produttività del lavoro in relazione alla qualità dei risultati. Osservo criticamente la proposta di rendere più remunerativo per il lavoratore il contratto a termine: il problema, ribadisco, è di tipo culturale, e possiamo superarlo se i lavoratori si rendono consapevoli del fatto che nell’’arco della vita lavorativa è alta la possibilità di dovere cambiare tipo di lavoro per mantenerlo. Ma anche l’imprenditore deve essere capace di riconfigurare i fattori produttivi che ha a disposizione, quando il mercato dovesse renderlo necessario. Per gli uni e per gli altri, e nel pieno e profondo rispetto e tutela della dignità e del valore del capitale umano - conclude il Vice Presidente CIFA - è necessario un salto di qualità culturale, che deve essere ben accompagnato dalle istituzioni, attraverso strumenti che siano più flessibili e non anacronistici.

Roberto Nicoletti, Vice Presidente di CIFA Italia
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